IL PATRIARCA DELLA NATURA, IN SARDEGNA UN ULIVO DI 4.000 ANNI

10 Aprile 2019

Se potesse parlare, questo grande albero racconterebbe di quando gli uomini primitivi hanno iniziato ad addomesticare gli animali, a coltivare la terra e a costruire villaggi stabili. Stiamo parlando dell’ulivo di Luras, uno dei più antichi del mondo: circa 4.000 anni di età, che gli sono valsi il soprannome di “Patriarca della Natura”. Questo maestoso albero si trova in Gallura, in Sardegna, sulle colline vicino al lago artificiale di Liscia, terra particolarmente ricca di peculiarità naturalistiche, storiche, artistiche e culturali. È lì che, nella località di Santu Baltolu di Carana (nel comune di Luras, in provincia di Olbia-Tempio) si trova un’incredibile distesa di ulivi selvatici secolari. Tra questi, il più antico è proprio lui, chiamato dagli abitanti locali s’ozzastru, cioè “olivastro”. L’Università di Sassari ha determinato un’età che va dai 2.500 e i 4.000 anni. A pochi metri di distanza si trova un altro olivo secolare, ma comunque più giovane, di “solo” 2.000 anni.

 

14 METRI D’ALTEZZA E 600 METRI QUADRATI DI CHIOMA

Il nome scientifico di questa specie è Olea Europaea, varietà Oleaster, cioè la forma selvatica dell’olivo nata da seme. Avvicinandosi a questo albero, la cosa più impressionante sono le dimensioni: un’altezza di 14 metri e una circonferenza di 12, con un diametro basale di 4,5 metri e una chioma che copre una superficie di circa 600 metri quadri. Nel 1991 l’albero è stato dichiarato Monumento naturale e inserito nella lista dei 20 alberi secolari italiani da tutelare.

 

LE TRADIZIONI LEGATE ALL’ULIVO DI LURAS

Secondo antiche leggende, l’olivastro di Luras dava rifugio agli spiriti maligni sotto le sue grandi fronde. Con questo legno un tempo veniva fabbricato su mazzoccu, martello tipico usato in passato dalla accabadora, ossia “colei che finisce”: l’accabadora era una donna che, su richiesta delle famiglie di persone malate e sofferenti, li liberava dal dolore attraverso la morte. Un esemplare di questo strumento è presente proprio a Luras, nel museo etnografico Galluras. Per visitare gli ulivi selvatici di Carana vengono organizzate delle visite turistiche da parte di giovani guide locali. In particolare, una cooperativa si occupa del sito, cercando di tutelare questo immenso patrimonio naturale, che purtroppo in un recente passato è stato anche oggetto di episodi di vandalismo.