Contratto a tempo indeterminato e alloggi per giovani rifugiati. Il progetto di welfare abitativo voluto da Renner Italia ribalta i paradigmi dell’immigrazione. «Ha ragione il Centro studi di Confindustria: se il sistema produttivo del Paese vuole reggere, bisogna smetterla di pensare all’immigrazione come emergenza perché è un’opportunità», chiarisce Lindo Aldrovandi, amministratore delegato dell’industria di vernici di Minerbio (Bologna). «Le imprese fanno fatica ad assicurarsi operai indispensabili alla produzione. Diciamola tutta: gli italiani non ne hanno più voglia, nonostante da noi le condizioni siano molto più vantaggiose di quelle previste dal contratto nazionale della chimica – aggiunge –. D’altro canto, ci sono persone che fuggono da guerre e povertà. È gente che chiede la possibilità di lavorare. Basta fare due più due».
Operai? Difficili da trovare.
Il nuovo progetto di welfare abitativo è tutt’altro che romantico. Al contrario. C’è tutto il pragmatismo di due esigenze che si incontrano. Domanda e offerta. Da una parte, le persone in cerca di una vita migliore fondata sul lavoro. Dall’altra, la manifattura che negli ultimi anni sta riscontrando sempre più difficoltà nell’assicurarsi manodopera. Sempre meno connazionali sono interessati al lavoro nei reparti produttivi. Gli ultimi dati del Centro studi di Confindustria parlano chiaro (agosto 2024): il 58,9% delle imprese italiane ha difficoltà ad assumere per lo svolgimento di mansioni manuali. Renner Italia non fa eccezione, nonostante sia all’avanguardia nelle politiche in favore dei propri 390 dipendenti, tanto da meritare l’appellativo di “olivettiana”.
Lavorare in Renner: premi e settimana corta.
Da sempre in Renner Italia sono istituite 14 mensilità al cospetto di un contratto nazionale che ne contempla 13. Ogni anno tutti i dipendenti ricevono un premio di circa 1700 euro e 700 euro di welfare. Cogliendo la difficoltà derivante dall’inflazione, la società ha deliberato maggiorazioni di 200 euro per chi va a lavorare volontariamente di sabato. Inoltre, Renner è stata tra la prime realtà in Italia a varare la settimana corta, ovviamente a parità di stipendio e monte ferie. Eppure, l’azienda ha difficoltà ad assicurarsi operatori.
Il progetto con i Salesiani di Castel de’ Britti.
A San Lazzaro di Savena c’è il Cnos-Fap Salesiani Castel de’ Britti, centro di formazione professionale per operatori del legno, accreditato dalla Regione Emilia Romagna. Renner Italia collabora da anni alla realizzazione del piano didattico per la parte della verniciatura dei mobili. L’Opera Salesiana di Castel de Britti è impegnata in prima linea anche ad accogliere e a formare giovani rifugiati. Attraverso due strutture, il centro di accoglienza straordinaria e il sistema accoglienza e integrazione, i salesiani a San Lazzaro ospitano più di cinquanta persone. Del resto, la congregazione salesiana si ispira a Don Bosco ed è un pilastro dell’inclusione dei migranti in Africa e in Europa. «Quando mi hanno contattato per sapere se ci fossero allievi disponibili a lavorare per Renner – racconta Carlo Caleffi, direttore dell’Opera Salesiana di Castel de’ Britti -, ho subito realizzato che era una preziosa opportunità. Siamo impegnati quotidianamente nella formazione di qualità e riusciamo a inserire molti validi elementi nel circuito del lavoro. Nel tempo ho verificato che per i nostri giovani il problema principale non è occupazionale, ma abitativo. L’affitto resta inaccessibile. Per questo, quando Renner mi ha contattato, ho suggerito di farsi carico del problema e di avviare un innovativo programma di welfare abitativo».
L’emergenza abitativa a Bologna.
Il mercato delle locazioni a Bologna vive una stagione senza precedenti. Della turisticizzazione degli affitti si sono nuovamente occupati i media una settimana fa. Bologna svetta in cima alla classifica delle città europee con il maggior incremento dei canoni in un solo anno: +20,2% rispetto al 2023 per l’affitto di una stanza. Ma non è soltanto un problema economico. Gli alloggi in affitto sono pressoché irreperibili in tutta la provincia. «Quindi abbiamo deciso di crearli noi, recuperando un vecchio immobile a Minerbio – chiarisce Lindo Aldrovandi -. Da metà novembre saranno arredati e pronti all’utilizzo». Il primo dei quali, Sulayman Waggeh, è già stato assunto a tempo indeterminato dall’azienda.
Otto nuovi alloggi per iniziare.
Saranno otto i primi alloggi. Non si poteva fare di più. Il RUE è lo strumento urbanistico comunale – ormai superato dall’attualità – che a Minerbio dispone che, per ogni lotto produttivo, possa essere realizzata una superficie abitativa di massimo 150 metri quadrati. Locali asserviti esclusivamente all’attività. È un parametro secco: vale sia per l’artigiano che impiega due operai, sia per organizzazioni con centinaia di dipendenti. Un limite anacronistico che provvisoriamente Renner riuscirà a gestire.
Nel primo semestre del 2025 arriveranno altri due ragazzi dal centro salesiani di San Lazzaro. «Ho suggerito a Renner di farsi pagare un canone sostenibile, di carattere simbolico, perché i ragazzi devono avere chiaro che è un affitto e che si tratta di una tappa provvisoria. L’obiettivo è che presto siano in grado di stare in piedi da soli, di trovarsi una casa e di lasciare il posto alle nuove leve bisognose», racconta Carlo Caleffi.
La formazione parte dai Salesiani.
Renner investirà nel Cnos-Fap per sostenerne l’attività didattica e creare un percorso specifico. Gli allievi potranno formarsi sulla sicurezza e su quello che troveranno al loro ingresso in azienda. «Il progetto è ambizioso. Con Carlo Caleffi e il suo magnifico team abbiamo stretto una sinergia per una formazione mirata già presso la struttura di Castel de’ Britti – conclude il manager di Renner Italia, Lindo Aldrovandi –. Siamo convinti che questo modello funzioni».
Un modello in cui vincono tutti. I giovani immigrati che possono inserirsi nel tessuto comunitario e nella popolazione attiva. Il territorio che non è costretto a sobbarcarsi dei costi sociali. Le imprese che si assicurano continuità attraverso la forza lavoro.