[08.06.2015] «Decine di imprenditori impegnati a investire nel sociale e sul territorio finanziando musei, scuole, progetti per il reinserimento dei detenuti, fondazioni culturali e scientifiche». Oggi il nuovo inserto del Corriere della Sera, Corriere Imprese, mette sotto i riflettori gli imprenditori olivettiani dell’Emilia Romagna. Quelli che, secondo l’economista Stefano Zamagni, sono in prima linea per «il ritorno all’Umanesimo civile». Tra “Gli Olivetti della via Emilia” il cronista del Corriere, Andrea Rinaldi, colloca anche l’amministratore delegato di Renner Italia, Lindo Aldrovandi.
Agli industriali piace welfare
Oltre a prendersi cura dei dipendenti, hanno istituito fondazioni per stimolare lo studio nei giovani e allestire musei, fanno volontariato, finanziano progetti scolastici e solidali. Chi sono gli imprenditori che investono sul territorio
“La fabbrica non può guardare sollo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica.” Le parole, si sa, sono pietre e su queste si edifica, a metà del secolo scorso circa, lo “stato sociale olivettiano”, quello che dal “grande Adriano” di Ivrea è stato poi assimilato e copiato nei decenni a venire. Soprattutto in Emilia-Romagna, terra da sempre fertile alla concertazione e all’imprenditore-lavoratore.
Guardiamo a Marino Golinelli, fondatore del gruppo farmaceutico Alfa Wassermann: ha istituito una fondazione che porta il suo nome per insegnare ai più piccoli l’importanza dello studio delle materie scientifiche; e a Bologna, in una ex fonderia, sta creando una cittadella dove ospiterà tutte le attività di ricerca e formazione professionale con spazi per giovani, adulti e startup.
Isabella Seràgnoli, azionista unico di Coesia spa, nel 2013 sempre sotto le Due Torri ha donato ai suoi dipendenti e alla sua città il Mast, un centro polifunzionale con un auditorium; un’accademia per l’innovazione e l’imprenditorialità; un nido per l’infanzia; un ristorante aziendale e una caffetteria. Sin dagli anni 70 la famiglia Seragnoli si è spesa per enti socio-sanitari e scientifici e dal 2000, per separare il welfare aziendale dalla filantropia, è nata la fondazione Isabella Seràgnoli : ha istituito strutture di assistenza e di formazione come casa Ail e Hospice Bellaria, solo per citarne alcuni.
Marchesini group di Maurizio Marchesini e Ima di Alberto Vacchi, entrambi punta di diamante della “Packaging Valley emiliana”, sono impegnati con Gd in “Fare Impresa in Dozza”: dentro a un’officina in segnano ai detenuti del carcere bolognese un lavoro che potrà aiutarli anche fuori. La prima azienda, poi, quest’anno ha offerto alla mensa dell’Antoniano circa 6.000 pasti, consente ai propri dipendenti che non abitano vicino allo stabilimento di inserire i figli nell’asilo del Comune di Pianoro e struttura molte iniziative di formazione per studenti. La seconda, invece, in mezzo alle sue tante iniziative solidali ha avviato un progetto di prevenzione diagnostica dei tumori per donne straniere; ha assunto tre dipendenti per trasporti intraospedalieri a favore della popolazione residente dove sorge la fabbrica; e ha aperto una comunità accoglienza per giovani madri a Ferrara. Ma c’è molto altro.
Il gruppo Barilla da sempre è impegnato nel sociale anche fuori dai confini parmensi: si adopera per rendere le aziende agricole fornitrici più competitive; stimola la parità di genere al suo interno; ha sostenuto la polisportiva Gioco onlus per disabili e ha istituito una colonna mobile con cucina in cui i volontari si attivano in caso di calamità naturale. Ma i suoi progetti sono sterminati.
Elena Salda, vicepresidente del gruppo metalmeccanico modenese Cms, è un’altra imprenditrice che ha dieci anni si spende per i lavorati e il territorio. Nel 2013 ha risistemato e consegnato alla cittadinanza un parco fluviale a Marano sul Panaro; da due anni cinquanta suoi manager per otto ore al mese fanno volontariato. Salda presiede anche l’associazione Aziende modenesi per la responsabilità sociale d’impresa.
Un altro esempio di imprenditoria illuminata è quello di Giovanni Arletti della Chimar imballaggi di Soliera: acquista solo legno di foreste ecosostenibili; ha ottenuto polizze e prestiti per dipendenti con agevolazioni; sponsorizza sport minori; per il personale programma corsi serali di inglese con docenti universitari; ha appena creato una biblioteca e un orto aziendale che due sere a settimana fornisce ortofrutta al personale.
Lindo Aldrovandi dell’azienda di vernici Renner in tre anni ha premiato i dipendenti con un totale di 8.400 euro in busta paga (operazione che potrebbe ripetersi per il prossimo triennio) e ha ideato il concorso “La Buona Vernice” (solo la Kinder Ferrero aveva fatto qualcosa di simile): un concorso per premiare dieci organizzazioni no-profit impegnate sul territorio della provincia di Bologna; in ballo ci sono 35 mila euro.
Uno stipendio in più persino per il personale di Furla: l’azienda di Giovanna Furlanetto si è impegnata ad aumentare nei prossimi tre anni i premi per le categorie di quarto e quinto livello, portandoli dal 3 al 5%; per il terzo livello dal 5 al 7%; mentre vengono confermati dall’8 al 10% rispettivamente per il secondo e primo livello, che equivale a dire una mensilità in più. Furlanetto poi con la sua fondazione dal 2008 aiuta i giovani artisti emergenti.
La Bonfiglioli di Sonia Bonfiglioli da anni mantiene due orfanotrofi a Chennai in India, dove possiede un importante stabilimento: E sostiene il corso in Meccatronica dell’Università di Forlì. E lo spedizioniere bolognese Brt, attraverso la fondazione Divo Bartolini finanzia le macchine per la Pediatria dell’ospedale Maggiore e due borse di studio per gli specializzandi dell’equipe di chirurgia maxillo-facciale del policlinico Sant’Orsola-Malpighi.
Di Silvio Bartolotti, titolare della Micoperi, su queste pagine si è già parlato: costruirà una scuola al Giglio, finanzia istituii dalle parti di Ravenna oltre che giovani piloti di moto e spin-off green.
Poi c’è Antonio Neri della ditta di illuminazione Neri di Longiano. Presiede l’omonima fondazione riconosciuta con personalità giuridica dal 2010: vi partecipano come soci anche i Comuni di Cesena e Longiano. L’ente ha inaugurato cinque anni fa il Museo Italiano della Ghisa con circa 200 manufatti prodotti tra il 1846 e il 1930-40 per lo più lampioni storici. La fondazione salva artefatti a rischio, promuove attività di ricerca e a Cesena ha allestito il Museo dell’arredo urbano.
Nel Cesenate c’è un alta realtà che si dà molto da fare per il territorio, seppur di nascita tedesca: è la Vossloh-Schwabe, retta dall’ad Carlo Comandini. Finanziano investono in proposte per le scuole e per il Comune, ma anche nelle case per anziani, promuovono il Plautus festival all’arena di Sarsina e come Ima, Gd e Marchesini tramite una cooperativa sociale hanno creato un’officina nel carcere di Forlì per dare lavoro ai detenuti.
Più curioso è il caso di Romano Conficconi, patron della Cierre Imbottiti di Forlì, oggi guidata al figlio Alberto. Più di vent’anni fa assieme ad alcuni amici investì nella piccola Sammartinese Calcio (che poi divenne Sporting Forlì) e ha continuato a sostenere il Vecchiazzano per far giocare 400 bambini: il calcio per lui era l’alternativa alla strada.
Andrea Rinaldi, Corriere della Sera