Intervista all’ad Lindo Aldrovandi oggi su La Repubblica

19 Dicembre 2023

Il dibattito sulla settimana corta che sta attraversando la via Emilia oggi ha coinvolto l’amministratore delegato di Renner Italia, Lindo Aldrovandi, intervistato per La Repubblica da Marco Bettazzi.«Se uno va a lavorare più volentieri lavora anche meglio».

“Sì alla settimana corta, con gradualità
E faremo altre quaranta assunzioni”

Così Lindo Aldrovandi, ad di Renner Italia, azienda di Minerbio che produce vernici con 370 dipendenti, spiega le ragioni che spingeranno a lanciare gradualmente la settimana corta, tagliando a regime, nel giro di due anni, tutti i venerdì pomeriggio.

Cosa prevede il vostro modello di settimana corta?

«La nostra è un’azienda particolare, per noi dev’essere come una famiglia. Se fai stare bene le persone, ovviamente i risultati sono migliori. I nostri stipendi sono già più alti del settore e già nel 2012 iniziavamo a distribuire il 15% degli utili, siamo stati dei precursori. Alla settimana corta stavamo pensando già prima di Luxottica o Lamborghini che sono partite adesso. Noi ci arriveremo con un percorso graduale nel giro di due anni. Cominceremo con un venerdì pomeriggio al mese, poi dopo 6 mesi diventeranno due, dopo altri sei mesi tre e al termine tutti i quattro venerdì pomeriggio del mese. Considerando 47 settimane di lavoro all’anno, tolte le ferie, sono quindi 23-23 giornate all’anno libere in più rispetto a oggi per ogni lavoratore».

Quando partite?

«Dobbiamo avere il tempo di organizzarci, anche per assumere il personale che stiamo cercando, ma direi che tra maggio-giugno partiamo con la prima mezza giornata libera al mese».

A parità di stipendio.

«Ovviamente. Da noi agli operai vanno di base 1.450 euro netti circa, ma su 14 mensilità, non 13 come prevede il contratto dei chimici. La paga poi aumenta in base all’anzianità, alle specializzazioni e così via. A questo aggiungeremo il premio di produzione che anche quest’anno sarà di 1.700 euro e tiene conto sia dell’andamento economico che della riduzione dei rifiuti raggiunta grazie alle buone pratiche. Negli ultimi 13 anni mettendo tutti i premi assieme significano circa 30mila euro a persona».

Cosa vi spinge a iniziare la settimana corta?

«Se tra i dipendenti c’è benessere e soddisfazione lavorano più volentieri e ci sono risultati migliori. Siamo solo all’inizio, ma credo che dare un

a mezza giornata a casa può essere utile sia per chi vuole andare al mare sia per chi ha bisogno di un pomeriggio in più per passare più tempo in famiglia».

Alcuni suoi colleghi imprenditori non hanno apprezzato queste sperimentazioni, sostengono che non tutti se lo possono permettere.

«È chiaro che non tutte le aziende possono permetterselo. Lo puoi fare se hai un’impresa in salute. Ma faccio fatica a criticare chi non vuole fare la settimana corta, perché dipende anche come sei organizzato internamente».

Ma quanto vi costa? Non ridurrà la capacità produttiva?

«Il nostro costo del lavoro è attorno a 23-24 milioni all’anno, su cinque giorni lavorativi a regime peserà per mezza giornata. Però la produzione non verrà ridotta, perché saremo più efficienti e assumeremo altre persone. Poi ci sarà sempre la possibilità, che abbiamo sempre concesso, di lavorare al sabato per chi vuole: già oggi può consentire alle persone di portare a casa fino a 220-230 euro in più, questa cosa continuerà. E non andiamo a toccare i permessi o le altre cose, quello della settimana corta è qualcosa che si aggiunge, non che toglie».

Non è una contraddizione tagliare il venerdì pomeriggio e far lavorare il sabato?

«È sempre stato così, il sabato lo fa solo chi vuole ed è sempre stato molto richiesto perché consente ai lavoratori di arrotondare lo stipendio».

Ha detto che assumerete, quante persone state cercando?

«Assumeremo 40 operai in produzione, e non è banale trovarli. Per questo lanceremo anche una campagna pubblicitaria e una mail, ilmiofuturo@renneritalia.com, per raccogliere le candidature. Ma non li cerchiamo soltanto perché tagliamo il venerdì pomeriggio, ma perché abbiamo in programma di entrare in nuovi settori, investendo quest’anno 4,5 milioni. Nei nostri vent’anni di storia abbiamo superato gli 80 milioni di investimenti».

Come state andando dal punto di vista economico?

«L’anno scorso siamo arrivati a 182 milioni di ricavi, quest’anno dovremmo chiudere poco sotto, perché ci sono state le sanzioni alla Russia, c’è un andamento più prudente in generale e anche per il termine del Superbonus, che ha creato una bolla nell’edilizia: una volta che hai rifatto le finestre per un po’ stai fermo. Però stiamo entrando in nuovi mercati, come la verniciatura dei profumi e dei tappi, che usano vernici molto simili alle nostre, con le stesse materie prime. Anche per questo, entrando in nuove nicchie, il prossimo anno prevediamo di far crescere il fatturato di circa il 10%».