Weekend intenso in casa Renner Italia. Prima l’inaugurazione del nuovo sito di Minerbio (Bologna), destinato all’espansione degli impianti di produzione delle vernici all’acqua. Poi la 14esima riunione della forza vendita a Palazzo di Varignana (Castel San Pietro, Bologna).
Di mezzo un’ampia rassegna stampa con La Repubblica, Il Corriere della Sera e il Resto del Carlino che, nell’edizione di sabato 9 febbraio, hanno dato risalto alle principali notizie di casa Renner in questo inizio 2019.
Un 2018 a tinte chiare
È stata senza dubbio un’altra annata da incorniciare per i 320 dipendenti di Renner Italia. L’azienda ha chiuso il bilancio 2018 con 120 milioni di euro di ricavi (+15%). Ogni lavoratore, dal canto suo, porterà a casa un ottimo premio legato a specifici indicatori di produttività, al welfare e al consolidato in busta paga. Il tutto racchiuso nel contratto di secondo livello concertato con Filctem-Cgil. Renner, infatti, si conferma tra le aziende italiane in cui positivo dialogo con la parte sindacale regala buoni frutti.
Non è tutto. Come anticipato da questo blog giovedì scorso, nell’ottica del potenziamento degli impianti dedicati alla produzione e al confezionamento delle vernici all’acqua, l’azienda ha inaugurato un nuovo sito di 46.000 mq. L’area, ubicata sempre nel distretto industriale di Minerbio (Bologna), è stata tenuta a battesimo alla presenza della forza vendita e dei lavoratori. «Un investimento che, tra immobili e impianti – ha spiegato il direttore generale, Lindo Aldrovandi – ammonta a circa 5.000.000 di euro. Abbiamo risposto così alla convinta domanda del mercato, che dimostra di apprezzare sempre più il made in Italy delle nostre vernici, con un export che nel 2018 ha superato gli 80 milioni di euro. I nuovi impianti entreranno a pieno regime ad agosto. L’intera superficie su cui si estende ora Renner Italia raggiunge i 98.000 mq».
La foto di gruppo e il lab dalla filiera corta
Nata 15 anni fa, alla vigilia della più grossa crisi economica contemporanea, Renner Italia non ha mai conosciuto un’ora di sciopero. «Quando mi chiedono qual è il segreto di questa azienda – ha aggiunto con orgoglio Aldrovandi –, mi limito a mostrare la foto di gruppo. Il segreto è impresso sui volti dei lavoratori. Qui tutti vivono l’azienda come casa propria. Tutti percepiscono la Renner come un bene prezioso da custodire e valorizzare». Eppure, il segmento di riferimento non è stato immune alla crisi. Anzi. «Il mercato ci ha percepito come portatori di novità: curiamo ogni cliente per quello che è. Unico. Forniamo un servizio sartoriale. Ogni esigenza, anche la più minuta, è degna di attenzione. Abbiamo un laboratorio formato da 55 chimici sempre pronti a rispondere e incalzare il mercato con prodotti innovativi. Ci piace parlare di “laboratorio dalla filiera corta”». Nel 2018 Renner Italia, tra l’altro, si è segnalata per la formulazione della vernice Pure, la prima a emissioni zero totalmente sganciata da derivati degli idrocarburi.
Buone notizie anche dal Fisco: patent box da 4 milioni
L’ottimo fatturato, che ha proiettato Renner ai vertici del comparto e il premio finito nelle buste paga dei dipendenti, non sono gli unici motivi di soddisfazione.
L’Agenzia delle Entrate ha riconosciuto a Renner il Patent Box per 4.208.782 di euro di tassazione agevolata da recuperare sul quadriennio passato. Un beneficio che l’azienda nel 2024 dovrebbe prudenzialmente quantificare in 11.000.000 di euro. Un’ulteriore testimonianza, semmai ce ne fosse bisogno, dell’oculato modo di gestire anche le questioni fiscali in casa Renner.
Altre assunzioni in arrivo
Forte di questi successi, Renner è pronta ad assumere almeno 20 nuovi lavoratori nel 2019. Saranno la produzione e il confezionamento i principali reparti a beneficiarne.
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Tari, citato il sindaco di Minerbio per 1,2 milioni di euro di danno di immagine
Unica nota stonata in casa Renner rimane l’affaire Tari, che la vede polemicamente contrapposta al Comune di Minerbio e che avrà una coda velenosa in tribunale. L’azienda ritiene infatti che il sindaco Lorenzo Minganti abbia leso l’immagine, l’onore e la reputazione del marchio distribuito in 63 paesi. Per questo chiede un risarcimento di 1.158.812 euro da devolvere in beneficenza a un’associazione di volontariato individuata dai giudici. «Non consentiamo a nessuno di screditarci – ha chiosato il direttore generale, Lindo Aldrovandi -. Con le sue esternazioni pubbliche, il sindaco Minganti ha alimentato il dubbio che la nostra organizzazione abbia qualcosa da nascondere e che, addirittura, evada le tasse. Tutto falso, dimostrato e dimostrabile. Chiediamo alla magistratura di tutelare il nostro buon nome e, di conseguenza, i posti di lavoro».