I paesi del mondo si confrontano sulle tematiche ambientali. Al via COP23.
Si concluderà il 17 novembre la COP 23, la 23ª Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. A presiedere le isole Fiji, troppo complesse da raggiungere per essere sede fisica dell’incontro, ma paese simbolo dell’improrogabile necessità di un impegno comune e stringente in direzione ambientale.
Le Fiji sono infatti, con altre isole e atolli, a rischio estremo d’estinzione per l’innalzamento del livello dei mari conseguente ai cambiamenti climatici provocati dall’inquinamento. Ad aprire la prima giornata dei lavori di COP 23, dunque, proprio le parole del primo ministro delle Fiji, Frank Bainimarama, che ha accolto le 196 delegazioni dei paesi partecipanti chiedendo collaborazione, coerenza e un rinnovato impegno nel proseguire sugli obiettivi concordati a Parigi.
Il nuovo rapporto OMM
L’inizio di COP 23 è scandito dall’arrivo del nuovo rapporto OMM, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale rende noti i più recenti dati sui cambiamenti climatici.
Cifre e rilevazioni dipingono un quadro critico, caratterizzato in misura crescente da fenomeni meteorologici estremi come conseguenza diretta dei livelli in crescita di CO2 nell’atmosfera e dell’aumento delle temperature senza precedenti che si riflette sull’innalzamento del livello degli oceani.
E se i dati presentati prendono in considerazione quanto accaduto fra il 2015 e il 2016, le previsioni per l’anno ancora in corso non sembrano incoraggianti. A un mese e mezzo dalla fine dell’anno , il 2017 è già entrato con il 2015 e il 2016, nel novero dei tre anni più caldi dal 1880.
Le rilevazioni, oltre a registrare un innalzamento della temperatura media globale sulla superficie terrestre di 1,1° rispetto all’epoca pre-industriale, confermano la tendenza stabile verso il progressivo aumento delle temperature.
Figlie del costante aumento dei livelli di CO2 nell’atmosfera, aggravate dal perdurare di politiche e attività antropiche incompatibili con il benessere ambientale, queste in breve alcune delle conseguenze dell’inquinamento sul clima, evidenziate dal rapporto OMM.
Gas ed effetto serra. La concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha registrato il valore più alto di sempre fra il 2015 e il 2016. Sebbene i dati sull’anno in corso non siano ancora completi, quelli disponibili non lasciano grandi aspettative circa un inversione di tendenza.
Aumento delle temperature. Immediatamente riscontrabile, questo dato anche solo in considerazione delle temperature record raggiunte da diversi paesi del mondo nel corso di questi mesi, fra tutti i 50° C raggiunti dai paesi Asiatici. Dall’inizio del 2017 fino al mese di settembre il rapporto evidenzia un innalzamento della temperatura di 0,47° C rispetto alle medie registrate fra il 1981-2010.
Piogge e precipitazioni. I fenomeni estremi sono in sensibile aumento. Il rapporto evidenzia l’ingente quantitativo d’acqua che si è abbattuto in alcune zone del mondo, spesso peraltro in tempi molto concentrati con danni notevoli a persone, infrastrutture e più in generale all’economia dei territori.
Fra le zone del mondo più colpite, la Cina Occidentale e il Sud Est Asiatico, ma anche l’Argentina e gli Stati Uniti che hanno registrato il record di precipitazioni. Di contro, altre zone del mondo hanno vissuto e ancora scontano fra i più gravi periodi di siccità. Dal Canada al Sud Africa, fino alla nostra Italia per la quale i primi nove mesi del 2017 sono stati i più secchi di sempre.
Ghiacci e nevi perenni. Si è ridotta in modo consistente l’estensione della calotta glaciale artica che fra gennaio e aprile ha raggiunto la minima estensione mai registrata. Il periodo estivo ha visto una riduzione della superficie media del 31%; condizione analoga interessa anche la regione antartica.
Temperatura delle acque e livello dei mari. Entrambi i fattori risultano in crescita. Il livello delle acque si conferma in linea con i valori registrati lo scorso anno considerato un anno record. La temperatura dell’acqua è sempre alta e vicina ai massimi storici mai registrati. Ricordiamo nei mari tropicali il fenomeno dello sbiancamento dei coralli e le 29 barriere coralline segnalate dall’Unesco a rischio di sopravvivenza, proprio in conseguenza dell’innalzamento delle temperature.
Gli oceani. Un fattore del quale forse non si parla abbastanza è quello relativo all’acidificazione delle acque degli oceani, causata dall’assorbimento di CO2. Se infatti la capacità di assorbimento delle sostanze inquinanti da parte dell’acqua contribuisce a ridurre il livello d’inquinamento nell’aria, il PH dell’acqua ne risulta modificato in modo importante. L’aumento progressivo a partire dagli anni 80’ del livello di acidità dell’acqua, ha modificato e continua a intervenire sulle possibilità di sopravvivenza di molti organismi marini con inevitabili conseguenze a catena sulla fauna e la flora.
Come una guerra : le conseguenze sull’uomo, l’economia e la società
È un’ovvietà, ma pur sempre da ribadire. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono importanti, complesse e globali.
Devastazioni con ingenti danni a strutture, infrastrutture e popolazioni sempre più spesso private di ogni cosa e mezzo di sussistenza. Popoli orfani che solo con gli anni potranno sperare di riconquistare le condizioni per un’autonomia concreta. Si consideri che nel corso del solo 2016 circa 23,5 milioni di persone hanno abbandonato i loro territori distrutti da catastrofi naturali di origine climatica.
Importanti le ricadute anche a livello economico, con una rivoluzione dei ritmi e della qualità produttiva e sul lungo periodo, conseguenze sugli equilibri internazionali.
A tutto questo si accompagnano nuove emergenze sanitarie, scatenate dagli effetti delle mutate condizioni climatiche.
Occhi puntati sugli Stati Uniti
E mentre si cercano nuove prospettive e soluzioni per un’emergenza globale sempre più drammatica, si registrano da un lato le istanze dei paesi che chiedono un’implementazione degli accordi di Parigi, mentre dall’altro cresce l’attenzione e la tensione sulla delegazione Statunitense. Si attendono le proposte successive alle dichiarazioni del presidente, Donald Trump, che ha annunciato un deciso cambio di rotta in merito all’impegno ambientale degli Stati Uniti; cosa accadrà in caso l’America esca all’accordo di Parigi dopo il 2020 e come cercare di superare la ben nota dicotomia fra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo considerando il diverso peso delle azioni di cui ciascun paese è portatore?
Attendiamo spunti ulteriori in questi giorni di confronto.
Le vernici all’acqua e l’ambiente
In un contesto così difficile, anche e soprattutto il mondo dell’industria è chiamato a fare la sua parte. Renner Italia rinnova con convinzione l’impegno per contenere l’abbattimento delle emissioni in atmosfera e per la promozione del risparmio energetico dentro e fuori i propri stabilimenti. Al contempo auspichiamo che gli stati facciano la propria parte, realizzando e applicando quadri normativi sempre più puntuali ed esigenti che puntino sulla produzione e l’impiego delle vernici all’acqua.