Hibaku Jumoku, gli alberi di Hiroshima più forti della bomba atomica

17 Novembre 2017

Straordinaria natura, sfida la morte e va verso il futuro: la storia degli Hibaku Jumoku

Oggi con Storie sotto un albero ci occupiamo degli Hibaku Jumoku gli alberi che sono diventati il simbolo della vita e della rinascita.

Il 6 agosto del 1945 una bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti colpisce Hiroshima, in Giappone. La città viene annientata per circa il 90%. Il 9 agosto l’orrore si ripete per la città di Nagasaki. Morte e distruzione fanno i conti con i danni irreversibili causati dalle radiazioni. I territori colpiti dall’esplosione presentano quantità di radiazioni incompatibili con qualsiasi forma di vita e gli scienziati dichiarano che per i successivi 75 anni nulla potrà più crescere e sopravvivere.

Gli scenari sono spettrali, i territori circostanti sono completamente abbandonati e quelle zone del mondo restano come spettri intrappolati in una dimensione in cui niente più esiste. Ma a dispetto di quanto la scienza aveva previsto e di quanto forse l’uomo meritasse data l’evidenza della sua follia, la primavera successiva a soli 2 chilometri dall’epicentro della prima esplosione, dal terreno germogliarono le prime foglie e non furono le uniche.

Da quelle foglie nacque la generazione degli Hibaku Jumoku.

Hibaku Jumoku è un’espressione giapponese e significa Alberi Sopravvissuti.

Nonostante la potenza degli ordigni, ben 170 alberi di 32 differenti specie sono riusciti a sopravvivere e sono ricresciuti da piante completamente distrutte dall’esplosione atomica.

Hibaku Jumoku alberi sopravvissuti
Censiti ed etichettati gli Hibaku Jumoku, gli alberi sopravvissuti, sono un inno alla vita

Gli scienziati per i quali si è trattato al tempo di un evento inatteso, oggi ritengono che alcune parti delle piante, per esattezza quelle interrate, siano state protette sia dalla terra stessa, sia dallo spessore del tronco. Gli alberi infatti vengono descritti dagli studiosi come sistemi per così dire modulari e non come un unico organismo. Questo meccanismo dettato evidentemente da esigenze evolutive è lo stesso che consente a una pianta di rinascere anche quando per buona parte la sua struttura viene aggredita e mangiata da altri organismi. Nello stesso modo, a Hiroshima e Nagasaki, la struttura degli alberi è riuscita a preservare una parte sufficiente di sé per tornare a rinascere.

Gli Habaku Jumoku sono stati ufficialmente censiti, identificati con una targa e denominati come “alberi sopravvissuti alla bomba atomica”. Rappresentano per il Giappone e agli occhi del mondo uno dei simboli più forti e intensi di attaccamento alla vita, speranza e futuro.

A poco più di settant’anni dal lancio delle bombe atomiche Hiroshima si presenta come una città piuttosto verde; molti degli alberi che oggi abbelliscono e ingentiliscono il paesaggio sono stati omaggiati da chi ha visitato la città da altre parti del Giappone, tuttavia oltre un centinaio delle piante presenti sono Habaku Jumoku.

Una cerimonia particolarmente significativa prevede la condivisione dei semi provenienti dagli Habaku Jumoku e la messa a dimora di questi in altre città del Giappone e del mondo a costante memoria della forza della vita e contro ogni distruzione.

L’albero più vicino al punto esatto in cui esplose la bomba a Hiroshima era ed è ancora un salice piangente.